Pizza presidenziale e tortore tubanti

Le tortore sono coccolose. Veramente. Non mi era mai capitato di osservarle da vicino ed ho scoperto che sono coccolosissime. Verseggiano, si accoccolano vicine, si scambiano richiami e arruffamenti di penne. Insomma sono pennuti veramente affettuosi e decisamente poco paurosi, visto che mi hanno tranquillamente lasciata avvicinare al davanzale della finestra su cui stavano tubando senza fare una piega. Peccato però che quando mi sono avvicinata ho notato che, non solo i pennutini innamorati avevano scelto il mio davanzale per le loro effusioni, ma avevano iniziato a portare i primi rametti per fare il nido! No dico, il nido!!! Io le adoro le tortore, ma fare il nido tra la zanzariera ed il telaio della persiana non si può!
Non potevo lasciarle li, a meno di rinunciare ad aprire la finestra fino alla maggiore età dei tortorellini che sarebbero sicuramente arrivati. Quindi, con la morte nel cuore, ho aspettato che si allontanassero per chiudere le persiane della finestra e tenerle serrate fino a quando non avessero capito e trovato un posto più adatto al loro nido.
Quindi problema risolto, direte voi. Tecnicamente si, peccato che negli ultimi 2 giorni le tortore  abbiano continuato a svolazzare intorno alla finestra con aria supplichevole e io mi sia sentita un autentico mostro! Un’ignobile sfrattatrice di tortorelle in amore! Una distruggi famiglie! Se non fosse  stato per il Presidente che, giustamente, mi ha ricordato ogni mattina che tenere due tortore in casa proprio non si può, a quest’ora il nido glielo avevo fatto io, completo di ala benessere, piscina privata e nursery.
In tutto questo, per rimediare ai miei sensi di colpa….coccolo il Presidente (quale cura migliore?) e gli cucino la pizza dei suoi desideri 😉
 
Signore, signori e tortore tubanti, ecco a voi la pizza del Presidente!
 
 
L’impasto base è quello della pizza di Felix, ma ne ho dimezzato le dosi, sostituito il lievito di birra con il lievito madre e aggiustato un pochino i liquidi.
 
Per l’impasto:
– 200 g di farina Nutrisì
– 100 g di farina Mix It!
– 200 g di acqua tiepida (io un pochino di meno perchè il lievito madre contiene di suo una piccola parte di acqua)
– 150 g circa di lievito madre senza glutine (io so tutto quello che mi avanza dal rinfresco, a volte è anche un pochino di più)
– 1 cucchiaio e 1/2 di olio
– un pizzico di zucchero e un cucchiaiono di sale.
 
 
Per il condimento:
– 500 grammi di broccoli siciliani
– una mozzarella da 150 grammi, ma potete metterne quanta volete a gusto vostro (io ne ho usato una senza lattosio
– 2 salsicce medie
– una decina di pomodorini piccadilly
– 1 spicchio di aglio, 
– peperoncino
– sale
olio evo
 
Iniziamo dall’impasto della pizza. Mettete nella ciotola dell’impastatrice il lievito madre e l’acqua e mescolate bene con un cucchiaio, poi aggiungere lo zucchero, l’olio, la farina e per ultimo il sale, facendo attenzione che non venga a contatto diretto con il lievito. Fate andare l’impastatrice prima a bassa velocità, per dare una prima mescolata a tutti gli ingredienti, poi aumentate e lavorate per 5 minuti o comunque finchè l’impasto non sarà ben amalgamato e un pò appiccicoso.
Se usate il lievito madre e ogni volta che fate la pizza l’impasto vi viene diverso e più o meno appiccicoso non preoccupatevi è normale, dipende da quanto è umido il lievito madre che state usando, In ogni caso, la pizza risulterà sempre buonissima e con le mani oliate, non avrete problemi a stenderla.
Una volta pronto, trasferite l’impasto in una ciotola oliata, coprite con della pellicola e mettete a lievitare nel forno con la lucina accesa. Io di solito preparo l’impasto la mattina o all’ora di pranzo per la sera (non avendo molto tempo a disposizione, preparo quando posso e faccio fare lievitazioni belle lunghe), ma  normalmente sono sufficienti 4 ore più o meno.
 
Per il condimento invece, ho assecondato i desideri del Presidente, che aveva assaggiato questa pizza in un locale e se ne era innamorato. Prima di tutto bisogna pulire e lessare i broccoli per poi ripassarli in padella con aglio, olio, peperoncino e sale. poi tritate per bene, la mozzarella, tagliate a dadini i pomodori e spellate le salsicce. Una volta che tutti gli ingredienti sono pronti e l’impasto ben lievitato, potete stenderlo. Posizionate un foglio di carta forno sulla teglia (io uso proprio quella del forno, a me la pizza piace sottile e croccante e questa dose è perfetta per la teglia classica da forno ) e cospargetelo di olio evo, poi rovesciate l’impasto direttamente nella teglia e, con le mani ben oliate allargatelo piano piano in modo uniforme. Una volta stesa la base, prendete le salsicce spellate, sbriciolatele su tutta la pizza, aggiungete un filo di olio evo ed infornate a 200° finchè la salsiccia non sarà cotta e la pizza inizierà ad essere un pò croccante sui bordi A questo tirate fuori la teglia dal forno, aggiungete la mozzarella, i pomodorini, i broccoli e infornatela di nuovo solo per qualche minuto, il tempo necessario alla mozzarella per sciogliersi per bene.
A me è piaciuta tantissimo e il Presidente l’ha divorata 🙂
 
Queste sono altre versioni, stesso impasto, diverso il condimento:
qui la base era col pomodoro e ho aggiunto carciofini, olive nere e prosciutto crudo….
 
 
…pomodoro, olive, prosciutto crudo e fettine sottili di provola…..
 
 
…margherita classica 🙂
 
 
Magari la prossima volta che faccio la pizza ne lascerò un pezzetto fuori dalla finestra… magari le tortore mi perdoneranno!

Torta con gocce di cioccolata…. come salvarle dall’annegamento!

Sono settimane che cerco di capire come realizzare un plumcake (o anche una torta tanto cambia solo la forma) con le gocce di cioccolata. Voi direte “Ma come, basta aggiungere le gocce di cioccolata all’impasto no???” E invece no! Magari fosse così facile… 
Innumerevoli tentativi e sempre lo stesso risultato: o aggiungo le gocce a cottura iniziata, in modo che rimangano in superficie (ma non nell’impasto), oppure se le aggiungo all’impasto, una volta in cottura precipitano inesorabilmente sul fondo della teglia. Nessuna via di mezzo.
Armata dei migliori propositi (composti da una cospicua dose di rosicamento, con spruzzatina di cocciutaggine e ciliegina di veleno), mi sono di nuovo rivolta a S. Google in cerca di una soluzione. I consigli può attendibili erano 2:
– infarinare le gocce di cioccolata prima di unirle all’impasto
– addensare di più l’impasto in modo da non permettere alle gocce di precipitare.
Non vi fidate del primo consiglio, si è rivelato un fiasco completo! La farina non si attacca facilmente al cioccolato e, se provate ad inumidire le gocce con pochissima acqua, otterrete in un attimo una bella pappetta praticamente inutilizzabile. Dietro consiglio di Tesorodisuocera ho provato ad utilizzare dell’olio per “inumidire” i pezzetti di cioccolata senza scioglierli e la farina si era finalmente attaccata in un lampo, ma….niente da fare. Una volta in cottura, le gocce sono di nuovo precipitate sul fondo della teglia. Giù come un ferro da stiro in una piscina. Colate a picco più veloci del Titanic.
Restava l’alternativa dell’impasto denso, ma non essendo io una pasticcera, la cosa non era proprio semplicissima da realizzare, perchè aggiungendo la farina è vero che l’impasto si addensa, ma una volta cotta,  la torta (ma soprattutto il plumcake che è più alto) risulta un pò troppo asciutta e invece all’interno deve rimanere soffice e morbida.
Esaurite le idee, triste, afflitta e affranta (perchè le gocce di cioccolata nell’impasto le voglio! Ecco!), mi sono imbattuta in questa ricetta su Facebook: torta di cioccolato grattugiato. Leggendo cioccolato grattugiato ho pensato che si trattasse di cioccolato con la stessa consistenza del parmigiano (cioè fine allo stesso modo) e invece la ricetta prevedeva di usare del cioccolato tagliato grossolanamente e nella foto si vedevano dei bei pezzettoni ci cioccolato proprio al centro dell’impasto! Eureka!! Se restavano a galla dei pezzetti di cioccolato tritati un pò a caso, allora c’era speranza anche per le mie minuscole gocce!!
Dopo essermi incartata per qualche minuto su tutta una serie di pensieri e considerazioni riguardo al peso specifico dell’impasto e delle gocce di cioccolato che avevo a disposizione, alla forza di gravità, all’allineamento dei pianeti, alla luna crescente e a quella calante e aver controllato il calendario perchè si sa, di marte e di vene non si sposa e non si parte e non si da principio all’arte… mi sono lanciata. Non avevo nemmeno tutti gli ingredienti (e questo a quanto pare è stato un bene), ma mi sono lanciata.
 
Questi gli ingredienti della mia variante, ho sostituito lo zucchero di canna con dello zucchero semolato e l’aroma di arancio con della scorza di limone grattugiata:
– 3 uova
– 150 g di zucchero semolato (
– 100 g di gocce di cioccolato (le bastardelle!!) mi raccomando sempre da prontuario
– 300 g di farina (io ho usato il Mix per impasti lievitati di Felix e Cappera nella variante con l’amido di mais al posto della farina di tapioca)
– 100 g di burro fuso
– 1 bicchiere di latte (io ne uso sempre uno di plastica per regolarmi)
– 1 bustina di lievito per dolci (da prontuario)
– scorza di mezzo limone grattugiata
– zucchero a velo per decorare (sempre da prontuario)
 
Montate gli albumi a neve ferma e  metteteli da parte. Poi nell’impastatrice (o con le frustine se preferite) unite lo zucchero ai rossi d’uovo e lavorate a bassa velocità. Aggiungete a filo prima il burro fuso, poi il latte, la farina un cucchiaio alla volta e la buccia di limone grattugiata. Una volta amalgamato bene il tutto, l’impasto  sarà bello denso. Incorporate gli albumi delicatamente e solo ad operazione completata aggiungete le gocce di cioccolata, mescolando delicatamente. Imburrate ed infarinate una teglia (io ne ho usata una da 24 cm) e infornate a 180° per 35-40 minuti (dopo 35 minuti ho fatto la prova con lo stecchino ed era pronta).
 
Ecco qui il risultato….. favoloso!!!
 

E le gocce non sono affogate!!! 😀

 

E’ una torta perfetta per la colazione ed è in assoluto la ricetta che mi è piaciuta di più nel suo genere. E’ soffice, profumatissima e per niente asciutta all’interno. Insomma, me ne sono innamorata e a quanto pare non solo io, visto che il Presidente al secondo morso (gigante!) ha esclamato entusiasta “E’ bfuonifffimaf!!…munch..munch.. Ffful ffferio!”  😀
 
Ovviamente è finita in un attimo e sull’onda dell’entusiasmo ho provato a rifarla utilizzando gli ingredienti della ricetta originale, quindi zucchero di canna e aroma di arancio (chiaramente mantenendo il Mix di farine senza glutine). Purtroppo però il risultato non è stato lo stesso. O meglio, torta sempre buona, ma impasto meno denso e di nuovo gocce colate a picco…

 

 
Non saprei dire se la differenza è dipesa dallo zucchero o da qualche errore che posso aver commesso io, ma la prima versione è entrata ufficialmente tra le mie torte preferite e….almeno per ora mi godo la vittoria:
Gocce di cioccolato 0 – Celiaca e (molto) contenta 1. Olè!!!!! 😉
 

Rifatte senza glutine: la torta amaretto

Dopo averla assaggiata, capisco perchè sia diventata la preferita di Gaia. E’ semplicemente deliziosa. E’ un dato di fatto. Questa torta è buonissima. E’ leggera, molto dolce, soffice…. un’autentica coccola!! Ed in più è semplicissima da preparare. Cosa si può chiedere di più ad un dolce? 🙂
L’ho preparata il giorno della festa della mamma. Ho invitato i miei genitori a pranzo e vedere la mia mamma che spazzolava via la sua fetta in un lampo ed esclamava “Era proprio buona!” è stata una soddisfazione e una gioia!
Perciò grazie Gaia, per aver condiviso una dolcezza simile 🙂

Questa la versione originale e questa la mia “rifatta”

E’ un pochino più scura di quella di Gaia, perchè ho voluto provare a riprodurla con le mandorle non pelate. Inoltre ho usato 5 uova invece di 4, perchè erano piuttosto piccole. Questi quindi gli ingredienti:

– 2 cucchiai di fecola di patate (da prontuario AIC)
– 1 cucchiaio di fioretto di mais (da prontuario AIC)
– 1 cucchiaio di farina di riso + quella per infarinare la teglia (come da prontuario AIC, per me Lo Conte)
– 200 g di mandorle (io ho usato quelle non pelate)
– 200g di zucchero semolato + 4 cucchiai
– 110 g di burro
– 5 uova (solo se piccoline, altrimenti 4)
– 1/2 bustina di lievito per dolci (come da prontuario AIC)

A parte le mie due piccole modifiche, ho seguito pedissequamente il procedimento descritto dalla ricetta che  riporto di seguito.

Per la base:
separare le chiare dai tuorli e tenere da parte le chiare per la farcitura.
Sbattere i tuorli con 4 cucchiai di zucchero. Aggiungervi 110 g di burro fuso intiepidito, e per ultima la fecola di patate, la farina di riso, il fioretto di mais e il lievito.
Imburrare e infarinare una tortiera da 28cm di diametro e versarvi l’impasto. Ne verrà uno strato piuttosto sottile. Va bene così.

A parte tritare finemente le mandorle nel mixer e mescolarle a 200 g di zucchero.
Montare le chiare a neve ben ferma e incorporarle un cucchiaio alla volta al miscuglio di mandorle e zucchero.
Versare il composto così ottenuto nella tortiera, sopra l’impasto, e far cuocere nel forno precedentemente scaldato a 180° per 40 minuti (io l’ho cotta per 35 minuti esatti ed era ben colorita come vedete)


Il Presidente (che adora le mandorle! hi hi hi ) si è leccato i baffi, mentre io, da golosona quale sono, ho voluto provare ad assaggiarla con un pizzico di sciroppo d’acero, che secondo me si sposa a meraviglia col sapore delle mandorle. Il risultato mi ha mandata in visibilio! Grazie Gaia, questa torta verrà presto preparata di nuovo 😀


Un abbraccio a tutte, ci vediamo il mese prossimo con la pasta sfiziosa di Tania!

 

Tortino di carciofi in pasta matta … e un finto orto in quarantena.

Il mio finto orto è ufficialmente in quarantena. Le mie speziette moleste si sono ammalate. Ecco. Dopo l’anarchia, l’ammutinamento.
Qualche giorno fa, durante il rito dell’annaffiatura, mi sono accorta che la menta aveva delle macchioline marroncine, il prezzemolo dei minuscoli puntini bianchi, e il timo sembrava ricoperto di polvere bianca. Tutte malattie diverse. Ovvio, non potevo certo aspettarmi che delle spezie anarchiche si mettessero daccordo per prendere tutte lo stesso parassita e rendermi le cose più semplici. Figuriamoci.
Che fare? Annaffiare a pioggia tutti i vasi con la candeggina pura avrebbe sicuramente debellato la malattia (e mi avrebbe concesso il subdolo e dolce piacere di una sacrosanta vendetta), ma assieme ai parassiti avrei debellato anche le piante. (dunque niente vendetta, ahimè!)
Urgeva soluzione possibilmente non troppo aggressiva, perciò mi sono rivolta a San Google, confidando nella rete per avere illuminanti consigli.
Dopo circa 45 minuti di ricerca, avevo trovato un sacco di soluzioni utili. Nell’ordine:
1)  Bagnare per bene tutte le piante con acqua e sapone di marsiglia. 
Ma come avevo fatto a non pensarci da sola, si sa i parassiti, le muffette e i funghi sono notoriamente creature amanti della sporcizia e rifuggono la pulizia in ogni sua forma, figuriamoci il sapone di marsiglia. Al limite le mie piantine avrebbero preso un leggero retrogusto saponato o io e il Presidente avremmo potuto fare qualche bolla mangiandole, che sarà mai. Ok, sapone di marsiglia… vabbè.
2) Interrare per metà uno spicchio d’aglio in ogni vaso, perchè l’odore tiene lontani i parassiti.
Attimo di perplessità in cui ho riletto 3 volte il post per essere sicura di non essere finita in un forum di consigli contro i vampiri, ma no, si parlava proprio di malattie delle piante. Ok…spicchio d’aglio… non mi entusiasmava l’idea di usare l’aglio come deodorante del pianerottolo, ma ok… 
3) Quotidiane docce serali con abbondante acqua fredda per far morire di reumatismi i minuscolissimi ragnetti rossi che possono essere responsabili della malattia della pianta. No aspetta…. quotidiane docce serali?? Dovevo forse mettere le piante nella vasca tutte le sere per affogare i parassiti?? Mai e poi mai! Io  parassiti morti, agonizzanti o coi reumatismi  nella mia vasca non ce li voglio!
4) In caso tutti i metodi descritti sopra non avessero funzionato, sarebbe stato il caso di dare una non meglio identificata  roba chimica ramata sulle piante. Effettivamente mi mancava solo questo all’appello. DOS LOS RAMATOS! Olllèèèè!! (con stacchettata di flamenco e naccherata di sottofondo)
 
Dunque ricapitoliamo. Dovevo armarmi di uno spruzzino caricato con acqua e sapone di marsiglia, 5 spicchi di aglio e uno zainetto con pompetta per il ramato stile il ciclone. Mancavano solo zampe di coniglio e code di rospo. Così equipaggiata secondo me i parassiti non si sarebbero mossi di un millimetro, ma di sicuro si sarebbero sbellicati dalle risate. Dopo un’ora avevo capito che le soluzioni pacifiche e indolori non erano praticabili. Serviva l’artiglieria pesante della chimica, perciò ho spedito il Presidente a fare incetta di munizioni nel vivaio sotto casa. 
Ieri la guerra è stata dichiarata, l’attacco sferrato e giù di potature, spostamenti e bombardamento chimico. 
Alla fine il bollettino di guerra è il seguente: timo rapato a zero ed esiliato dal davanzale al pavimento del pianerottolo, prezzemolo rapato per precauzione, menta rinvasata, bombardamento chimico con una roba strana e blu sulla quale è meglio non indagare troppo e una piantina di basilico col preservativo.
….. Ok, forse avrei dovuto spiegare prima che Tesorodisuocera mi ha regalato anche una piantina di basilico ricoperta da un’involucro di plastica sottile e bucherellata in modo da far passare l’aria e la luce, ma non i parassiti. Un basilico col preservativo. Appunto. Non fatemi domande vi prego…
 
A fine giornata, mi ero meritata un pò di sane coccole, così ho messo in cantiere il tortino di carciofi! Gustosissima ricetta spacciatami dalla Roberta (detta LaRoberta!), la santa donna (e l’amica 🙂 )senza la quale probabilmente non avrei mai scoperto di essere celiaca. E’ un dato di fatto che LaRoberta, oltre ad essere celiaca, è dotata di un superpotere che le consente di identificare con impressionate margine di certezza un celiaco quando le capita a tiro. Una specie di infallibile sensore antiglutine! E’ fantastica! 😀
La versione originale è glutinosa, perciò ho sostituito l’involucro esterno (di farina 00) con la pasta matta (fatta con la ricetta di Felix e Cappera che trovate qui)
 
Questa la delizia poco dopo essere stata sfornata

 

e questi gli ingredienti:per la pasta matta
– 174 g di farina Glutafin
– 50 g di farina Nutrisì per pane
– 26 g di farina Farmo per pane
– 110-120 g di acqua
– 5 cucchiai di olio
– una presa di sale

per il ripieno
– 6 carciofi
– 200 g di prosciutto cotto (rigorosamente senza glutine)
– 100 g di formaggio tipo caciotta
– 100g di formaggio affumicato (io ho usato la provola affumicata)
– 1 uovo
– 2 cucchiai di parmigiano
– olio evo
– sale

Prima di tutto pulite bene i carciofi, metteteli a bagno in acqua e succo di limone e poi tagliateli a fettine sottili. e conditeli con olio e sale. Poi passate alla preparazione della pasta matta, che va stesa ed utilizzata subito, altrimenti tende ad indurirsi e sbriciolarsi un pò. Mettete tutti gli ingredienti nell’impastatrice e fatela andare a velocità media finchè non atterrete una pallina di pasta morbida e solo appena appiccicosa. Preparate un piano di lavoro infarinato, mettete via una parte dell’impasto che servirà per la copertura del tortino e iniziate a stendere il resto col mattarello, cercando di creare un disco il più possibile regolare. Una volta pronto, posizionatelo su una teglia (io ne ho usata una da circa 26 cm di diametro) e aggiungete il ripieno a strati secondo questo ordine: carciofi, prosciutto cotto, formaggio caciotta e formaggio affumicato (io ho tagliato entrambi i formaggi a fette sottili). per ultimo aggiungete l’uovo sbattuto insieme ai 2 cucchiai di parmigiano, spargendolo sulla superficie del tortino.
A questo punto stendete un disco con la pasta matta rimasta e ricoprite il tortino, sigillate bene i bordi ripiegandoli (io mi sono aiutata con una forchetta) e poi…. fate un bel buco al centro col dito! Il buco servirà a non far gonfiare e rompere il tortino durante la cottura. (come vedete dalla foto,una volta terminata la cottura il buco nemmeno si nota più). Infornate  e cuocete a 200° per circa 40 minuti o comunque finchè la pasta non sarà ben dorata.
Una volta cotto e raffreddato a sufficienza per poter essere tagliato, si presentava così
 

 

 

E’ davvero buonissimo! ( e brava LaRoberta!) Io ho usato una teglia grandina e steso la pasta piuttosto sottile perchè il ripieno è molto ricco già di suo, ma nulla vieta di usarne una più piccola e fare degli strati più spessi. In questo modo otterrete un tortino più piccolo di diametro, ma più alto e con l’involucro di pasta più spesso.
GNAM!!!
 

Fettuccine fatte in casa alle vongole

Prima di scoprirmi celiaca, facevo spesso la pasta fatta in casa la domenica. Il presidente la adora e io con lui! Dopo aver dichiarato guerra al glutine, per diversi mesi non l’ho più fatta e quando poi ci ho provato i risultati sono stati tutt’altro che buoni. Diciamo pure pessimi. Senza l’odioso glutine l’impasto non legava e, se anche riuscivo a stendere la sfoglia (rigorosamente col mattarello), la pasta si sbriciolava e non aveva neanche lontanamente la consistenza di quella glutinosa. 
A restituirmi il piacere di fare la pasta è stata la scoperta dello xantano, una gomma naturale per uso alimentare in grado di sostituire il reticolo glutinico nel legare l’impasto e renderlo elastico e lavorabile.
Una specie di polverina magica che rende tutto possibile 🙂
E’ stato amore a prima vista.
Da allora mi è capitato diverse volte di rifare la pasta all’uovo. Ogni impasto è sempre un pò diverso dal precedente a causa della temperatura esterna, dell’umidità e di quanto lo si lavora. La pasta senza glutine non è proprio identica a livello di lavorabilità, ma con un pò di pazienza (e tanta testardaggine) si può riuscire a fare praticamente tutto, fettuccine, tortellini, ravioli e con risultati ottimi…. insomma, una volta presa la mano, la pasta all’uovo viene davvero buona e praticamente identica a quella glutinosa in fatto di sapore.
Oggi l’ho provata per la prima volta con il pesce e mi è piaciuta tantissimo! Ecco qui il risultato
 
 
 
La ricetta base della pasta all’uovo è quella di Felix e Cappera che trovate qui.
 
Io per 2 persone ho usato queste dosi:
 
– 25 g farina di riso (io uso sempre la Lo Conte)
– 61 g di amido di mais
– 63 g di fecola di patate
– 3 g di xantano
– 2 uova
– acqua quanto basta (comunque poca, quindi aggiungetela poco alla volta e con cautela)
 
per il condimento:
 
– 1 sacchetto di vongole lupini (lo so sono una dose spropositata, ma non amo congelarle e non avrei avuto modo di cucinarle prossimamente… quindi crepi l’avarizia e slurp!!)  
– olio evo
– 1 spicchio di aglio
– peperoncino
– prezzemolo tritato (sempre lui, sempre più rigoglioso!)
 
Ho messo tutti gli ingredienti per la pasta nell’impastatrice, esclusa l’acqua che ho aggiunto poco per volta fino ad ottenere una pallina di pasta lavorabile, ma non appiccicosa. Nella versione glutinosa si usa 1 uovo ogni 100 grammi di farina ed il rapporto è perfetto, ma nella versione senza glutine bisogna aumentare un pochino i liquidi. Personalmente preferisco compensare i liquidi aggiungendo un pò d’acqua e mantenere il rapporto uova-farina, perchè in questo modo mi è più facile controllare l’impasto (se preferite però, potere sbattere a parte un altro uovo e aggiungerne un pò all’impasto, fino a raggiungere la consistenza desiderata.)
Una volta pronta la pallina di pasta, l’ho divisa a metà e ho steso col mattarello 2 sfoglie non troppo grandi. Se preferite potete tranquillamente tirare la pasta con la macchinetta e utilizzare sempre quella per tagliare le fettuccine. Io ho voluto provare a farle a mano come facevo con quelle glutinose, perchè rimangono un pò più spesse ed hanno una consistenza diversa, un pochino più irregolare  e più…casalinga 🙂 
Solo un avvertimento: quando ho provato ad arrotolare la sfoglia (come facevo con quella glutinosa) per tagliare le fettuccine, la pasta si spezzava. Mi è già successo in passato, quindi immagino che sia proprio una particolarità dell’impasto. Se volete tagliarle a mano quindi, vi consiglio di lasciare la sfoglia distesa (basta usare un coltello affilato e ci metterete 2 minuti).
La prossima volta che farò la pasta all’uovo proverò ad aggiungere uno o due cucchiai di olio per vedere se l’impasto migliora in elasticità o in resistenza, in modo da poter essere lavorato con le stesse modalità di quello glutinoso.
 
Per quanto riguarda il condimento, ho lasciato le vongole nell’acqua per un’oretta, in modo da eliminare la sabbia. Dopo averle lavate per bene, le ho aggiunte nella padella dove avevo messo l’aglio, l’olio ed il peperoncino e ho chiuso con il coperchio. Una volta che tutte le vongole di sono aperte, ne ho tolta una parte (che avrei usato come decorazione del piatto) e ho sgusciato tutte le altre, lasciandole nel loro sughetto ed ho aggiunto il prezzemolo tritato.
 
Il resto è noto, basta cuocere la pasta, unirla al condimento, impiattare ed aggiungere le vongole col guscio che avevate precedentemente messo da parte per decorare il piatto.
 
Se preferite che la pasta rimanga più gialla, in modo che si veda che tratta di pasta all’uovo, basta usare le uova a pasta gialla e non dovrete cambiare nulla nelle dosi dell’impasto.
 
Buon appetito! 🙂